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Domenico di Paris, "maestro de figure de terra et de metallo", è lo scultore maggiormente documentato a Ferrara nella seconda metà del Quattrocento. In questo volume è inserito in uno studio più complessivo su tutta la scultura del Quattrocento a Ferrara che cerca di capire se la grande pittura di Tura, Cossa, De' Roberti, Antonio da Crevalcore, non abbia potuto avere il corrispondente in scultura. Di certo Domenico di Paris è lo scultore di maggiore rilievo negli anni in cui a Ferrara si afferma la grande pittura, in un momento di svolta verso il 1450. "Alla frenetica evoluzione della pittura, Domenico di Paris contrappone per lunghissimo tempo (le ultime notizie sul suo conto risalgono al 1503) una scultura conservatrice nel gusto degli anni fra Leonello e Borso, ancora legata ai modelli donatelliani che vengono riproposti fino all'esaurimento, anche per soddisfare la devozione più convenzionale, da sacrestia o altare domestico, invece che consacrare la sapientia laica degli studioli umanistici, privilegiando il grazioso al solenne o all'eroico, rinunciando alla vocazione pubblica che a Ferrara aveva visto primeggiare la scultura." (Vittorio Sgarbi)