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La promessa dell'acqua viva, annunziata da Gesù nell'ultimo giorno della festa delle Capanne, fin dal II secolo ha avuto due interpretazioni opposte: quella cristologica e quella antropologico-ecclesiale. Tale diversità si fonda sulla differente maniera di dividere il testo di Gv 7,37-39 che riporta l'invito-promessa di Gesù. Il presente studio intende chiarire soprattutto quale può essere, se c'è, il testo scritturistico cui si riferisce Giovanni in questa pericope e da chi sgorgano i fiumi d'acqua viva: dal Cristo o dal credente? Portando il testo al centro dell'attenzione, insieme alle questioni interpretative teologiche ad esso connesse, l'autore propone una scelta ermeneutica che dia ragione sia della problematica nel suo complesso che delle singole questioni.