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Adolf Loos (1870-1933) appartiene alla schiera degli eroi solitari della modernità, uno di coloro che hanno lasciato un'impronta duratura sul proprio tempo pur rimanendone ai margini. Grande impatto ha avuto in Italia la storica edizione Adelphi dei suoi scritti, "Parole nel vuoto", in cui sono contenuti il celebre "Ornamento e delitto" e il centrale saggio "Architettura", dove si contesta impietosamente all'architetto ogni sua ambizione di tipo artistico, fatta eccezione per il sepolcro e il monumento. Negli anni in cui dominavano i principi sostenuti dal Werkbund e dalle Wiener Werkstàtte, Loos rimase fedele a una qualità tutta artigianale e anonima del proprio mestiere. Al centro del volume, che presenta anche numerosi disegni e documenti inediti, c'è l'edificio che è considerato il suo capolavoro, la casa sulla Michaelerplatz, una piazza sulla quale si affaccia la porta urbana della Residenza imperiale a Vienna. Il progetto venne concepito da Loos per dare una veste elegante e sontuosa alle ambizioni di una committenza colta e consapevole, Leopold Goldman ed Emanuel Aufricht, due sarti che appartenevano a quella dinamica comunità ebraica viennese che condizionò in maniera profonda e decisiva la cultura asburgica della finis Austriae. I continui conflitti con l'amministrazione e l'ostile campagna di stampa scatenata contro la sua opera costò a Loos il bando perpetuo dal centro della città in quanto nessun committente osò ripetere un'esperienza così audace.