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Le letterature dell'esiguità sono le parole escluse dalle condizioni della propria sacralizzazione: parole umbratili, sull'orlo dell'inintelligibilità, per assenza di pubblico, perché scritte in lingue scomparse, o per la loro contingenza. Escluse dal potere, ne sono ossessionate, vedendovi a un tempo la redenzione e la minaccia di ricadere nel non-essere. Questa intimità con il nulla spiega le figure di follia, solitudine, degradazione nel panorama letterario presentato da Paré. Ma in quanto non possono lasciarsi alle spalle le circostanze contingenti della propria nascita, né possono identificarsi con la falsa ovvietà di un canone universale, esse costituiscono una risorsa espressiva, una promessa di nuova vita per il corpo esangue della letteratura.