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È, questo, un racconto che si sviluppa lungo un percorso seguendo le regole dell'Antico Gioco dell'oca. Come quello, anch'esso si compone di "caselle", identificate in chiese, spazi, palazzi; come in quello, anche noi ne salteremo alcune e, soffermandoci su talune più che su altre, affronteremo dimensioni prossime a quelle di un'insula greco-romana dell'antico tessuto della città. Dalla casella di partenza, coincidente con quella d'arrivo, ci sposteremo sui vari episodi che, nel ricordo di quei blocchetti di legno dei lontani giochi infantili, tenteremo di esaminare quali aggregazioni di parti rese ormai "sapienti" perché filtrate attraverso una classicità, di rapporti e di calibrature, codificata dai secoli, ma ricca anche di quelle possibili "trasgressioni" che, sfuggite al filtro, ne rappresentano il lato sottilmente "ironico". A tale scorta di mescolanza, tra un comporre "semplice" e un più "complesso" gioco del fare architettonico, è improntato lo scritto nella certezza che, come nel bimbo si nasconde un barlume di genialità, in ogni architettura si cela sempre un serio infantile entusiasmo.