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Questa mia settima silloge poetica si alimenta alla sfera metafisica oltrepassando il limite naturale psico-somatico (affettivo, ideativo, volitivo, intuitivo) che circoscrive la "vissutezza (=esistenza quotidiana sofferta fino al destruente "male di vivere") nella disperazione della terra desolata di T.S. Eliot (poeta) e nell'aridità della terra isolata di Emanuele Severino (filosofo). La scelta letteraria mi proietta nel soprannaturale, nel trascendente, alle soglie del mistico "dove l'umano spirito si purga" per poi tuffarsi nella luce inestinguibile dell'Empireo: regno del divino salvifico, gaudioso, eterno. Nelle liriche non c'è esaltazione narcisistica né eroismo superomistico né furore concettuale presunto o melodrammatico. Mi offro alla fruizione di chi ama il messaggio lirico esplicito e netto e di chi vuole accompagnarmi nella lotta contro la vacuità, la caducità, le apparenze erronee, la bruta carnalità: fiori del male che intossicano l'epoca post-moderna asservita al relativismo etico e preda del nichilismo diabolico."