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Mattia Acerbi, insegnante di recitazione, torna a Venezia dopo cinque anni da quando insegnava lettura espressiva all'Accademia Teatrale Veneta. Torna, in quanto Eugenio D'Este, un suo ex collega, morendo, lo cita nel testamento. Il suo arrivo in città mette in agitazione gli ex allievi, preoccupati che il lascito testamentario di Eugenio possa svelare a Mattia i segreti inconfessabili di alcuni di loro. Il ricordo e il racconto di aneddoti passati fanno da filo conduttore a questo romanzo, un romanzo dove gli errori giovanili si mescolano alla difficile arte del crescere, e dove la comprensione risulta essere l'antidoto per eccellenza contro l'abbandono.