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Per la prima volta nella storia della filologia, con questa edizione si rende disponibile l'Inferno secondo il colorito fonomorfologico del più antico codice di sicura fiorentinità, vale a dire registrando una voce prossima come nessun'altra a quella del Poeta, così «da dare al testo non un'arbitraria parvenza d'antico, ma una veste linguistica che - pur accogliendo, com'è inevitabile e scontato, usi più tardi introdotti dal copista - conserva alcune vestigia del fiorentino dell'epoca di Dante, le quali altrimenti verrebbero normalizzate pregiudizialmente sulla base della tradizione recenziore » (Stefano Carrai). Così, sono parole ancora di Carrai, «non solo si recuperano alcuni tratti cronologicamente più vicini alla lingua in cui Dante scrisse il libro, ma si ottiene anche di leggere un testo più omogeneo ».