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Oltre a essere un pittore prolifico, Eugène Delacroix è stato un uomo di cultura, autore di un discreto numero di opere letterarie. Una parte di questa produzione aveva io scopo di comunicare al pubblico le sue opinioni circa alcuni problemi estetici basilari. In questo testo del 1850, il primo di una serie di articoli apparsi sulla "Revue de Paris" e dedicati a grandi maestri del passato - Michelangelo, Puget e Poussin -, il campione del Romanticismo in pittura sceglie di confrontarsi con un artista dall'indole apparentemente opposta alla sua: Raffaello Sanzio, l'emblema del Rinascimento italiano e del Classicismo più nobile. Rigettando ogni lettura tendenziosa, Delacroix loda Raffaello per la misura compositiva, la capacità di curare il dettaglio senza diventare mai pedante, e trae spunto dalla sua storia per dimostrare come il talento sia elemento necessario ma non sufficiente all'affermazione del genio, che in definitiva dipende sempre da una felice concomitanza di diversi fattori.