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Quattro stagioni, una città, Trieste. Nel gomitolo di strade che da piazza dell'Unità d'Italia s'erge fino a San Giusto, passando per i quartieri della Città vecchia e le grandi arterie delle zone più nuove, si dipanano quattro racconti che, assieme, compongono il mosaico di un romanzo corale le cui voci sono legate al ritmo incalzante dei sonetti che accompagnano i concerti di Vivaldi, qui messi a mo' di esergo ad apertura di ogni parte quasi a dettarne il passo. Il fil rouge che unisce tutti i personaggi - in uno spazio temporale ridotto quasi all'osso - è la disabilità, la difficoltà fisica, nelle diverse stagioni della vita. Come quella di Iacopo Finzi, violinista concertista, che vedrà sfumare la sua carriera a causa di un ictus: è intorno alla sua figura che rimbalziamo tra il presente e il passato, e comprendiamo la forza e la dignità di chi può insegnarci, realmente, attraverso una vera e propria lotta quotidiana, il mestiere più difficile, il mestiere del vivere.