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«Gigantessa, sebbene di sellaio,/ Il Ture, fossi moglie, mia Signora/ Nella casa di Folco di buonora/ T'avrei visto a Firenze nel più gaio/ Girotondo di bimbi senza il saio/ Di panno bigio romagnolo ancora./ Dopo il pasto nel fresco alla controra/ Avrei sognato mentre dall'erbaio/ Spiravano i profumi e Beatrice/ Dormiva come un angelo felice./ L'avrei amata certo ma a Alighieri/ Non l'ho contesa per lasciare il passo/ Alla divina poesia e il tuo crasso/ Sognavo per lo più più volentieri».