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Storie ordinarie, raccontante senza tacerne l'ordinaria violenza: la violenza domestica, la violenza dei sentimenti inespressi, delle decisioni non prese, della depressione ricorrente, delle frustrazioni insopportabili, la violenza di una società che assegna dei ruoli ed esige che siano rispettati. Una violenza quasi mai riconosciuta, forse mai raccontata, non per questo meno grave o dolorosa di una violenza evidente come uno stupro. In 16 racconti, l'autrice dipinge il ritratto di una famiglia qualunque del Nord Italia, più o meno cattolica, più o meno borghese, per nulla rivoluzionaria, povera prima della guerra, arricchita negli anni '50 e, allo stesso tempo, descrive la condizione femminile vista dal suo interno, che si tratti della casalinga di Voghera, o della giovane intellettuale emigrata all'estero. Onnipresente è la pianura, che si estende eterna fino all'orizzonte, con la sua nebbia così fitta da nascondere persino le mani ma da permettere di vedersi l'anima, con il suo tempo che scorre monotono e gli anni che si ripetono uno uguale all'altro, e diventa metafora di un'esistenza senza via d'uscita, di cui non comprendiamo il significato. Ma è anche la pianura fatta di fiumi che superano tutti gli ostacoli per arrivare sempre fino al mare, di venti che portano storie di paesi lontani, di alberi che parlano e ci insegnano il segreto per trovare in ogni giorno la forza di vivere.