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A fare da sfondo a questa storia è la Londra multietnica dei bassifondi migratori e dei mestieri assurdi che un italiano, in patria, non vorrebbe fare mai. All'estero però è tutto più bello e Londra continua a essere il sogno, la meta ambita da generazioni di giovani. Come tanti altri, la protagonista arriva nella capitale britannica per provare a inventarsi un futuro. Parla poco la lingua e le sue qualifiche là non valgono quasi nulla, ma è convinta che lavare piatti, servire in un fast-food ed eventualmente fare una rapina siano attività più convenienti e meno noiose del fare stage inutili o lavorare gratis in cambio di "visibilità" nel suo Paese. Tra rifugiati politici, contrabbandieri di passaporti, datori di lavoro orientali e padroni di casa ex galeotti, può anche capitare di ritrovarsi selezionati per il Royal Ballet, a patto di avere un curriculum falso, i requisiti giusti e i riflessi pronti alla cassa di uno dei fast-food più pericolosi d'Inghilterra. Un romanzo epistolare molto lontano dall'essere politicamente corretto, poetico o edificante. Uno sguardo originale, amaro e divertente, sulla vita di chi, spinto da esigenze anche profondamente diverse, si ritrova comunque solo ad affrontare situazioni a volte scabrose, a volte singolari, spesso rocambolesche.