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Maurizio Giudice è una voce nuova nel panorama poetico italiano, nuova, ma già matura. I suoi versi escono asciutti, puri, levigati, folgoranti come quelli di un provetto scrittore. E non si tratta unicamente di formazione e di studio, ma anche di una concezione di poesia, vicina alla filosofia buddista, come pratica contemplativa di quel vuoto che l'enso, il cerchio della simbologia zen, circoscrive e da cui le cose s'affacciano.