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In una città senza nome, una folla anonima si muove in una piazza uguale a tante altre, arredata da spazi genericamente chiamati caffè, farmacia, panetteria, scuola, uffici distrettuali, albergo, studio fotografico, liceo, cinema. La folla sembra quasi una compagnia della commedia dell'arte; personaggi descritti sommariamente con i tratti del loro stato sociale: il notaio, tutto preso dal suo studio e dai suoi interessi; la moglie del notaio annoiata e nevrotica; la domestica che sogna un grande amore e una promozione sociale; il poliziotto demotivato con una squallida vita familiare; lo studente insoddisfatto e frustato. Insomma tutto piuttosto borghese e convenzionale. Un giorno, non si sa da dove, arriva un tram che scarica nella piazza un folto gruppo di profughi scampati a non si sa quale guerra o evento catastrofico, suscitando l'immediata diffidenza degli abitanti del luogo. La loro ostilità, dapprima contenuta, si fa sempre più esplicita, finché i nuovi arrivati vengono espulsi e confinati in una cantina, in barba alle loro condizioni disperate. Alla fine della giornata si scopre che sono scomparsi. Nonostante i molteplici riferimenti a eventi storici che è possibile rinvenirvi - potrebbero essere gli ebrei nella Seconda guerra mondiale o gli sciiti e i sunniti in Iraq, i serbi, i croati e i musulmani nella ex Jugoslavia, gli arabi "contro" gli africani in Sudan o altri - "Difetto" è una parabola universale, inquietante e attualissima.