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A un mondo unico come la cella del manicomio, Lukas Zanotti contrappone, nella smisurata congerie dei suoi manoscritti, un proliferare fanatico di mondi come quello che s'incontra in certe cosmogonie indiane. Le lingue mitiche, magiche, sono uno di questi mondi che egli attraversa con spirito sciamanico. "Vochaboulista" si situa proprio in questo contesto, come sensazionale e prodigioso 'vocabolario' della leggendaria Lingua degli Uccelli. Basandosi sull'automatismo e la rinuncia al predominio del conscio, Zanotti ritrova in se le immagini omologhe che definiscono l'analogia metaforica dell'identità tra segni diversi e da questo vicendevole specchiarsi di lingua della realtà e verbo divino (dell'irrealtà o dei pazzi), nasce una formidabile tensione comprensibile - incomprensibile, familiare - strano, che accentua la forza espressiva e penetrante del libro. Quella che potrebbe apparire come la più bizzarra delle compilazioni si rivela così un'opera enigmatica, di cui ancora devono essere misurate la complessità e la grandezza.