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Il fine dei filosofi è la rappresentazione, in carne e ossa, dell'uomo più perfetto, il prodotto di una sperimentazione che prende il nome di autosuperamento. In questi termini ha pensato Nietzsche, il quale, tuttavia, al cospetto di un tale evento, diviso in due da Zarathustra e smarritosi nella follia, si era dovuto arrestare. Ma che il fine dei filosofi sia quello della rappresentazione reale, concreta, carnale dell'uomo più perfetto, significa forse che la sua creazione o, come dirà Freud, costruzione è altra cosa? Il fine, ad esempio, degli psicologi? Il corrispettivo, appunto, di una costruzione in analisi? La costruzione del superuomo psicoanalitico?