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In Mainardi, la nostalgia non è mai nostalgia allo stato puro, rimpianto o contemplativa sospensione umorale di memorie e desideri dissepolti da un'eco; è semmai un insaziato "nòstos" mescolato a quel percepire, tassello peraltro indispensabile al mosaico teorizzante la corrispondenza tra il mondo esterno, macrocosmo e l'organismo umano, microcosmo. Oppure è il calco della classicità in cui lo scrittore sa colare, lasciandone inalterati gli allarmi, le ansie e i soprassalti del più autentico concetto di modernità.