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Dallo studio di documenti inediti di seicento anni fa, esce un ritratto della Spezia rinascimentale. Il libro rivela un borgo animato da capitani e notabili intraprendenti, sotto il dominio di Galeazzo Sforza e Ludovico il Moro. La città, ben fortificata e "dotata di belli edifici", fioriva nell'agricoltura, nell'artigianato, nel commercio di vino, olio, seta e marmo. Non mancavano medici e notai; tra quelli che cercarono fortuna come mercenari, particolarmente apprezzati furono i balestrieri. Spezia fu fedele alleata del ducato di Milano che, per fronteggiare Firenze, ne fece il suo baluardo difensivo, armandola contro l'avamposto di Sarzana. Nel 1473 un arsenale di notevoli dimensioni custodiva dieci galee, aveva "una parte verso la terra una verso la rocha vechia una verso la marina e una verso Sarzana" ed era fortificato da una cinta di mura. I duchi incoraggiarono la vocazione marittima spezzina, anche in contrasto con i genovesi "ai quali non sarebbe sì facilmente venuto il ticchio di formarvi arsenale" e che, non a caso, alla caduta degli Sforza, riportarono la città in una condizione di sottomissione.