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Sembra l'ultima invocazione disperata di qualcuno che ha perso la bussola: "O... Terra, fèrmati". Tutt'altro. Stefano Bianchi non solo è perfettamente (quasi dolorosamente) consapevole e presente, ma riesce a convogliare già nel titolo il significato ultimo della sua opera satirica. Eh sì, perché che la Terra decida un giorno di fermarsi suona assurdo, tanto quanto suonano assurde le vicende narrate nelle sacre scritture. L'autore parte da uno studio reale, serio, della sacra Bibbia, cominciando dal principio, dalla Creazione e da Adamo ed Eva, ma dimostra con piglio sicuro e un'ironia devastante, dissacrante, quanto certe favolette siano completamente scombussolate, prive di senso e per nulla ispirate dal soffio divino. L'autore si diverte a scovare assurdità e incongruenze, scritte nero su bianco sul libro più venduto nella storia dell'umanità. Come un novello Giobbe Covatta, ma più rigoroso e tagliente, ci chiede di seguirlo in questo viaggio azzardato, ma soprattutto di fermarci e di comprendere, andando oltre anni di stratificazione culturale cristiana.
