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Il processo di industrializzazione conosciuto dalla Sicilia intorno agli anni Sessanta fu da più parti accolto come una scelta vincente di riscatto economico, di progresso e modernità. E mentre in tanti abbandonavano le campagne e le botteghe artigiane per inseguire il richiamo fascinoso del lavoro nei poli petrolchimici, le esalazioni mefitiche appestavano l'atmosfera e gli inquinanti industriali distruggevano repentinamente vasti territori, soprattutto lungo la fascia costiera ionica e mediterranea. Il testo mette a fuoco le contraddizioni passate e presenti, le conseguenze sull'ambiente e sulla saluta umana di questo modello economico che stravolse intere comunità isolane, in particolare quelle di Gela, Augusta, Priolo e Melilli. L'analisi condotta ha dimostrato come sia necessario, e possibile, intercettare nuove risorse con le quali implementare uno sviluppo duraturo e sostenibile.