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Un affresco composito e sorprendente della sempre più ampia partecipazione delle donne alla vita pubblica del Paese, e in particolare a quella della magistratura, ma anche una denuncia radicale e amara della persistenza di meccanismi di esclusione che si traducono in un deficit di democrazia delle istituzioni. Sono passati cinquant'anni dalla legge n. 66 del 1963 sulla "Ammissione della donna ai pubblici uffici e alle professioni", eppure, scavando nella vita di chi ha scelto questo lavoro di grande responsabilità e prestigio sociale, l'autrice scopre una realtà difficile e complessa, segnata da diffidenze e difficoltà culturali. Perché ancora marginalizzazioni e disuguaglianze? E per quanto tempo ancora questi limiti resisteranno di fronte ai profondi rivolgimenti della nostra epoca? Questi sono gli interrogativi della interessante ricerca dell'autrice che scava in un mondo di donne privilegiate, ai vertici della scala sociale, rispettate e magari temute, scoprendo che la realtà è diversa da quella che appare, e rivelando la fatica, le difficoltà, le battaglie, la sofferenza e l'impegno che ci sono dietro queste donne di potere in toga.