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Lavoro di cesello sul linguaggio: questo pare il viaggio di scrittura Cervantes; una riflessione continua e instancabile, dagli abissi di una prigione attraverso l'apertura a tutti i mondi immaginabili; dalle pieghe della mimesi aristotelica per tentare di separare vero storico e universale poetico fino all'inquietudine malinconica dello sguardo che fissa una qualche ragione ulteriore, magari per cercare il senso che proprio l'universale, tra possibilità e orrore platonici, può avere nel particolare. Don Chisciotte, demiurgo di sé stesso, di Sancio e di tanti compagni di viaggio affascinati dal suo ingenio, pare sfuggire solo in extremis alla tentazione dello specchio di Alice; però, intanto, quella soglia, Cervantes l'ha sondata e l'idalgo morente l'ha attraversata.