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Che la macina possieda un occhio è sapere comune a chi abbia avuto, almeno una volta, l'opportunità di vedere una macina. Che questo occhio, in quanto occhio, sappia anche vedere, a qualcuno deve essere sicuramente sfuggito. Ci chiediamo allora: che cosa vede l'occhio della macina? Che cosa ha visto in tutti questi anni? Ma soprattutto, se vede e ha visto, che cosa vedrà? Non è forse già da tempo diventato cieco? Poco importa, se così fosse. Nessuno più, al giorno d'oggi, sarebbe disposto a credere a un occhio solo e, per di più, se non proprio cieco, visibilmente offuscato da uno spesso velo di cataratta. Non basterebbe neppure un adeguato monocolo a correggergli la veloce caduta di diottrie e tanto meno a rischiarargli quel panorama che si è fatto, ormai, alquanto buio. Ma allora: possiamo almeno, oggi, ritenerlo un testimone oculare? Può sembrare paradossale che nell'epoca dell'immagine, l'occhio della macina, diventato cieco o comunque miope, non sappia vedere che l'ombra dell'immagine della nostra epoca, che è "l'epoca dell'immagine del mondo" o, meglio, la sua proliferante frantumazione.