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Dopo almeno quarant'anni di riforme da parte dei nostri ministri dell'istruzione (l'ultima, la "buona scuola" ha meno di tre anni) ci si può chiedere se il sistema scolastico italiano sia da aggiustare o, invece, sia sull'orlo del tracollo. Nell'ottica dell'inclusione dei ragazzi con disabilità intellettiva, inseriti nelle nostre strutture scolastiche dalla scuola dell'infanzia alla secondaria di secondo grado, ci sono almeno cinque "emergenze" su cui proponiamo di riflettere': ridefinire gli obiettivi della scuola pubblica; evitare che la scuola sia vista come un'impresa sociale o, peggio, un ammortizzatore del mercato del lavoro; ridefinire il "dogma" dell'inclusione; identificare, si spera definitivamente, il ruolo dell'insegnante specializzato e, contemporaneamente, realizzare dei curricoli sensati di "educazione speciale"; creare "camere di compensazione" tra le ambizioni di carriera scolastica di alcuni genitori e le reali esigenze e prospettive di sviluppo dei loro figli con disabilità cognitiva. Il tutto senza dimenticare "i capaci e meritevoli" (Costituzione, art. 34).