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"Equità, solidarietà, dignità." Una nuova insegna nazionale per una Francia dominata da un governo anticapitalista e rivoluzionario. In un mese d'aprile di un anno sconosciuto, gli oppressi di ieri si prendono la loro rivincita, che è spietata e violenta, proprio come la caduta del vecchio mondo. I ricchi sono deportati in quella che un tempo era chiamata "la banlieue" mentre i precari, o meglio i "martiri del popolo", s'insediano nei bei quartieri. La proprietà privata è abolita. I media internazionali, in primis americani, evocano "deportazioni violente". Nei nuovi ghetti si ritrovano amministratori delegati, avvocati, miliardari. Tutti sono rieducati con lo scopo di comprendere meglio le sofferenze dei poveri di un tempo. I prodotti agricoli destinati alla popolazione potranno essere venduti esclusivamente dai loro produttori: il valore dei prodotti della terra non sarà più soggetto ad alcuna speculazione. Non soltanto alloggi e economia, anche giustizia, politica, moda... Nessun settore sfugge alla rivoluzione. Per descrivere questo rovesciamento, l'autore alterna estratti di dialoghi di cittadini francesi - rivoluzionari o no -, e documenti ufficiali.