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"Vi è un tipo di terribile cui il poeta ha accesso solo e unicamente tramite il disgustoso. È il terribile della fame." Non stupisce, alla luce di questa affermazione di Gotthold Ephraim Lessing, che l'estetica si soffermi su quanto di più disgustoso ci sia nel cibarsi. Nell'estetica moderna, il disgusto si annida nella definizione stessa del gusto e si appella a quell'oscurità in cui è stato relegato in quanto senso inferiore. L'elemento carnale, corporeo, materiale, inevitabilmente legato al gusto e al piacere estetico, è dunque anche ciò che genera il rovesciamento del piacere in dispiacere, del gusto in disgusto. La possibilità di un'estetica del disgusto, di una forma di godimento al tempo stesso attraente e repulsiva dell'arte, si rivela una sfida particolarmente stringente per la riflessione filosofica, che ha dedicato negli ultimi anni un'attenzione sempre maggiore a questa sensazione. Il carattere innovativo dei saggi raccolti in questo volume consiste proprio nel restituire una definizione del rapporto tra gusto e disgusto a cavallo tra estetica e alimentazione.