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"Sinfonia" rappresenta uno snodo cruciale dell'opera di Pizzuto, che qui consuma l'ultima rottura dell'unità narrativa: l'abolizione del personaggio, di cui restava parvenza nel "Lumpi di Paginette", ancora in qualche modo garante di una temperie romanzesca. La rinuncia ai "fatti" e ai "loro autori" che, dice Pizzuto, dovranno rimanere "tra parentesi", porta a una narrazione senza bussola, costituita da accumuli di eventi irrelati che il lettore è chiamato a connettere "in contuizione", consuonando con l'artista che li ha congiunti per impulsi musicali, fuori da ogni costrizione meramente diegetica. Privo dell'orizzonte di attesa offerto dalla trama, il racconto pizzutiano concresce su se stesso, convocando "cose di vita" (i rerum vitalium fragmenta di cui parla Marzio Pieri) in uno spazio che ne esclude la filiazione causale, in un tempo sospeso, dove ognuna di esse torna alla sua alba, al suo aleatorio presente. In questo "campo di particelle" possono così pariteticamente orbitare le epifanie di una esistenza (la magica funicolare di Palermo, un amore impossibile, un'amicizia 'musicale', un paese arroccato sui monti siciliani, una gita scolastica, il maestro di studi).