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Ogni crisi, per definizione, denuncia l'insostenibilità di una situazione o di un sistema che pure fino a quel momento ha "funzionato". La crisi pone sempre termine a un'agonia e, ridefinendo il corso delle possibilità, genera nuovi sistemi che possono essere senz'altro peggiori, ma anche migliori dei precedenti. Nel campo del lavoro sociale ora che i soldi scarseggiano appare liberatorio comprendere che non di sola moneta vive il welfare. Questo piccolo libro aiuta a riflettere sulle inaspettate opportunità che si dischiudono a fronte dell'acclarata insostenibilità del prestazionismo. Prima ancora, ci mostra la fragilità degli inconsci atteggiamenti salvifici che spesso albergano negli animi degli operatori sociali, dei dirigenti dei servizi e dei policy makers. Un welfare teso a valorizzare le energie umane di tutti i protagonisti coinvolti, anziché a "risolvere" unilateralmente con le sue costose e a tratti velleitarie tecnicalità - insomma un welfare più povero e umile - ci porterà in dono un'insperata ricchezza di senso e di risultati.