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L'istituzione nel 1962 dell'Enel, a conclusione di un acceso dibattito politico e in coincidenza con la formazione del primo governo di centro-sinistra, è stata considerata la più importante riforma di struttura della prima Repubblica. La nazionalizzazione dell'industria elettrica ebbe infatti come risultato di spostare il baricentro dell'assetto economico verso la 'mano pubblica'. Garantire la copertura del fabbisogno nazionale e la fornitura di energia, ai minimi costi, a tutto il Paese, senza alcun aiuto finanziario dello Stato, si rivelò una missione molto difficile e onerosa. Anche perché l'Ente doveva saldare gli ingenti indennizzi riconosciuti alle imprese nazionalizzate private e a quelle dell'Iri. Una volta assolto il compito attribuitogli, grazie all'opera dei suoi tecnici altamente specializzati, e superata la lunga fase di stagflazione fra gli anni Settanta e Ottanta, l'Enel si è impegnata, dopo la rinuncia al nucleare, a diversificare al massimo le altre fonti energetiche, estendendole a quelle rinnovabili. Negli ultimi anni, dopo la liberalizzazione del mercato, l'Enel ha conosciuto una profonda trasformazione e, da monopolista elettrico pubblico, è divenuto un operatore energetico multinazionale, attivo in 40 Paesi di quattro continenti. Nel volume, Valerio Castronovo traccia un quadro d'insieme di questa complessa vicenda, anche nei suoi risvolti politici mentre Giovanni Paoloni analizza le iniziative in campo tecnologico e ambientale.