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Il libro offre uno spunto di riflessione sull'evoluzione storica che il termine "eutanasia" ha assunto nel corso dei secoli: da "morte buona" - intesa come morte eroica in battaglia - dell'epica greca antica a "morte scelta" - e non temuta - dei saggi stoici latini. Emerge, leggendo il testo, quanto il timore della morte sia, da millenni, un pensiero ricorrente dell'uomo e quanto al progresso tecnologico e medico-scientifico della nostra società non corrisponda il profondo rispetto per la sofferenza e la malattia. Cos'è oggi la "buona morte"? Le moderne cure palliative la identificano come la "morte non sofferta", non solo dal punto di vista fisico ma anche psicologico. È auspicabile che il medico del futuro torni a essere un uomo "a tutto tondo" che impieghi le proprie conoscenze non per esercitare il potere paternalistico nei confronti dei pazienti, ma per rispettare la volontà dell'assistito e instaurare quella relazione terapeutica per cui umanità e filantropia sono imprescindibili.