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Il ghetto di Terezin, nella sua unicità, era parte organica e funzionale del sistema dei campi di concentramento e sterminio nazisti. Al suo interno, in terribili condizioni, si consumò l'esperienza artistica più paradossale della storia europea. Quali furono le premesse storiche e ideologiche che portarono alla sua istituzione? Quali erano le logiche che ne regolavano il funzionamento? In che modo vanno intese e interpretate la musica e le opere che sono sopravvissute alle sue vittime? Dalla ricostruzione storica all'interrogazione filosofica, questo libro ricostruisce e analizza le cause e le conseguenze della tragica frattura di un'alleanza che, sino all'avvento dei totalitarismi, sembrava dominare lo spirito dell'Occidente. L'alleanza tra arte ed estetica e i più alti valori dell'umanità.