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"Il nome di Katsushika Hokusai evoca immediatamente le stampe delicate, leggere, erotiche, che avevano influenzato nell'Ottocento la pittura francese d'avanguardia, da Degas a Monet, da Seurat a Toulouse-Lautrec, da Van Gogh a Gauguin. Ma quando si penetra nel mondo dell'artista, si capisce quanto la sua cultura fosse lontana dall'Occidente, da cui a sua volta prese prestiti. Un altro mondo il suo, con proprie regole, tradizioni, aspirazioni. Un percorso durato settant'anni, con una enorme produzione di dipinti, disegni, stampe, libri illustrati, manuali didattici. Lo stesso artista la ricorda nel colophon al primo volume delle Cento vedute del monte Fuji, edito nel 1834: 'Dall'età di sei anni ho la mania di copiare la forma delle cose, e dai cinquant'anni pubblico spesso disegni, tra quel che ho raffigurato in questi settant'anni non c'è nulla degno di considerazione. A settantatré ho un po' intuito l'essenza della struttura di animali e uccelli, insetti e pesci, della vita di erbe e piante e perciò a ottantasei progredirò oltre; a novanta ne avrò approfondito ancor di più il senso recondito e a cento anni avrò forse raggiunto la dimensione del divino e del meraviglioso. Quando ne avrò centodieci, anche solo un punto o una linea saranno dotati di vita propria. Se posso esprimere un desiderio, prego quelli tra lor signori che godranno di lunga vita di controllare se quanto sostengo si rivelerà infondato. Dichiarato da Manji il vecchio pazzo per la pittura'." (dal saggio di Maurizia Tazartes)