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«Da queste poesie si sprigiona una poeticità accattivante, tra l'ossessione di rompere il guscio dell'inerzia e dell'inconosciuto, dove il naufragare in mari burrascosi è una condizione primaria, ma che non spaventa minimamente Fontana, che è un acrobata del linguaggio, di distassie folgoranti e tarsie, della rivelazione del paradosso, della divaricazione del significato, degli slittamenti nella sonorità, tra rischi e azzardi per una realtà altra da questa insudicia che siamo costretti a vivere: la scrittura di Fontana "svuota il sacco" dagli scenari possibili e devastanti, dispotici, ma è troppo accelerata e fuori dal senso comune questa maestria per le aspettative della comprensività massificante.» (Giorgio Moio)