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Nessuno di noi oggi è immediatamente portato a riconoscere alla memoria quel ruolo di custode di un tesoro straordinario che pure, in epoche precedenti l'invenzione della stampa, a essa frequentemente veniva accordato. Tale immagine della memoria è divenuta per noi inusuale e questo ha segnato il solco tra la nostra epoca e le generazioni passate. Può allora non apparire sconsiderato il celebre giudizio di Platone, espresso nel Fedro, secondo cui l'invenzione della scrittura sarebbe la causa per gli uomini di una progressiva perdita di memoria: essi, fidi del testo scritto piuttosto che di se stessi e delle capacità della loro mente, avrebbero progressivamente trovato nella scrittura un mezzo per delegare "ad altro" le proprie responsabilità. La validità di questo "mythos filosofico" si è rivelata dopo secoli; oggi più che mai, infatti, la memoria della società coincide, in tutto o in parte, con quella dei nostri computer.