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"La poesia di Peruzzi rifugge dal canto e non teme la dissonanza e lo stridore ironico, anzi vi cerca salvezza, come dopo una catastrofe in cui si sono inabissate le parole e le cose. Se la realtà si è fatta muta, linguaggio equivoco, spetta alla poesia come direbbe Benjamin "ricomporre l'infranto", disponendosi all'ascolto del rumore del mondo. Stoicamente, suggerisce Peruzzi. Perché anche nelle cose ci sono lacrime, anche nelle cose c'è compassione." (Sergio Givone)