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Piero Boeri, giovane sottotenente di complemento di stanza in Tunisia durante la seconda guerra mondiale, viene fatto prigioniero dall'armata inglese nel 1943 e poi imbarcato a Casablanca per gli Stati Uniti a causa di un imprevisto passaggio sotto custodia americana. In questa toccante testimonianza l'autore rievoca con immagini vive e "immediate" i due anni di prigionia trascorsi in un campo del Texas e in uno del Missouri, poi il suo trasferimento nel Maryland, fino al periodo in cui ha lavorato come impiegato in un ufficio del Ministry of war a Washington D.C. Ricorda sia le esperienze di prigionia che quelle di lavoro sino al giorno del rimpatrio, nel 1946, accostando la propria vicenda a quella di Silvio Pellico descritta circa due secoli prima. Il racconto non ha toni altamente drammatici, ma ben rappresenta lo stato d'animo di quei giovani che hanno vissuto i devastanti effetti fisici e mentali della prigionia e l'angoscia della lontananza dai familiari duramente esposti alle vicende belliche italiane.