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Un diario-memoria del Secondo conflitto mondiale vissuto dall'autore-artista e arricchito da disegni e pitture scaturite dai ricordi. Incorpora lascia i cari e la sua Gioiosa Jonica, gente e terra di Calabria, in Quell'andare colmo di incognite. Così l'11 settembre, ad Atene, «accanto al Partenone il tricolore non c'è più: vergogna di sconfitta raggrinza cielo». Prigioniero del Terzo Reich prima, poi aggregato alla terza armata russa, una tradotta lo condurrà, per le vie d'Europa, verso la disfatta di Berlino e del nazismo. Il resto è tutto da scoprire. Incorpora è un numero, 14484, ed un IMI (Internato Militare Italiano) tra lager e altiforni «i crogioli si riempiono della ghisa liquida», recinti di filo spinato e baracche, ma pure, da artista, plasma pastori in creta per un Presepe a Warthenau, in Polonia. «Sul ponte dell'Elba», a guerra finita, l'epitome amara dell'infinito dramma. Nonostante tutto, «Notte, notte ancora, poi Vienna», ma soprattutto «La notte, stanotte è italiana» squarcerà il plumbeo cielo.