La trinità in Dante. Dalla «Vita Nuova» alla «Divina Commedia» di Calabrese Andrea Francesco; Crupi Vincenzo - Bookdealer | I tuoi librai a domicilio
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La trinità in Dante. Dalla «Vita Nuova» alla «Divina Commedia»

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Tutta l'opera di Dante è costellata dei segni della presenza trinitaria, centrale non solo nella cosmologia dantesca ma anche nella visione della natura, dell'uomo e dei ritmi della storia terrena. Questa presenza è talmente rilevante da influenzare la struttura stessa delle opere a partire dalla Vita nuova e fino al Paradiso. Una modalità trinitaria nel rapporto tra il mondo e Dio agisce a livello poeticoletterario e si manifesta, innanzitutto, nell'importanza che il numero, componente essenziale del simbolismo medievale, assume nelle opere di Dante. La nota insistenza dantesca, nell'ordinamento della Commedia, sul tre non è un fatto meramente numerologico, perché ha origini più profonde, collegandosi proprio alla teologia trinitaria medievale e risale già alla Vita Nuova, dove la sublimazione di Beatrice a «miracolo» ha la sua radice nella «mirabile Trinitade». Questa presenza del motivo trinitario è evidente, con modalità di volta in volta diverse, anche nelle altre opere di Dante, per cui, oltre che nella Vita Nuova, le tracce di una tematica trinitaria si rinvengono nel Convivio, nel De vulgari eloquentia, nel De Monarchia e ancora nelle Rime. Nella Divina Commedia il cammino di Dante attraverso i tre regni dell'aldilà troverà compimento proprio nella visione della Trinità alla fine del canto XXXIII del Paradiso. In questo itinerario la prima tappa è «imagine perversa» di Dio, perché l'Inferno dantesco è organizzato su una riconoscibile parodia trinitaria, mentre nel Purgatorio, dove le anime si purificano dall'amore che «corre al ben con ordine corrotto», le simbologie trinitarie sono espressione dell'uomo in cammino verso l'unità con Dio e anticipano quella che sarà l'atmosfera pienamente trinitaria del Paradiso.

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