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Il Breve trattato, scritto in carcere e pubblicato nel 1613 dall'editore napoletano Lazzaro Scorriggio, soltanto nel 1750 è stato posto all'attenzione di studiosi ed accademici dell'epoca, in virtù della citazione e dell'elogio contenuti nel trattato "Della moneta" dell'abate Ferdinando Galiani, il cui prestigio era riconosciuto nell'intera Europa. Da allora il libro di Antonio Serra, scritto e ristampato in decine di edizioni nell'originaria lingua volgare del'600 e finora tradotto in inglese e portoghese, ha continuato e continua a suscitare interesse e varietà di interpretazioni e critiche, anche al di fuori delle discipline puramente economiche. Le tre parti in cui è suddiviso il Breve trattato danno separatamente e nell'insieme la misura della distinzione del lavoro di Serra da analoghi scritti dei suoi contemporanei, agli inizi di un secolo in cui manca ancora l'autonomia scientifica dell'economia e le osservazioni sui fenomeni economici sono per lo più legate ad analisi di carattere filosofico, raccomandazioni di ordine morale e consigli dati al monarca nell'interesse delle classi dominanti. Sarà agevole per ogni lettore rilevare nell'opera di A. Serra, l'affermazione dei seguenti principi fondamentali, a loro volta rivelatori della personalità e del pensiero dell'autore: il primato della politica e di un assetto istituzionale non assoluto per decisioni che assicurino, in un'economia aperta, la convivenza della libertà di mercato con la giustizia sociale...