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In "Devastatrice", come già in "Sacrifizio d'amore", entra la civiltà cittadina, rumorosa, squilibrata, sovvertitrice, nella civiltà contadina, quieta, sonnolenta, arrotolata nelle proprie abitudini, ma foderata altresì da una moralità pruriginosa, farisaicamente onesta. Vi entra con Fosca, la compiuta protagonista del romanzo. È una rondine rovinosa, che torna, dopo anni, al suo tetto, alle scarse proprietà, lasciatele in eredità dal defunto marito, il marchese don Salvatore. Torna per realizzare un disegno, che la strappi dalla miseria o, almeno, da una vita senza agi e senza sfarzi: sposare il ricco, vecchio, rimbambito barone di Montalto. Fosca è una donna fatale, una bella dame sans merci, divoratrice di uomini e patrimoni. Ce ne sono tante nella letteratura italiana dell'Otto-Novecento. Ma è la prima ad apparire nella letteratura meridionale.