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La crescente importanza della fotografia nell'arte contemporanea dopo le neoavanguardie ha posto al centro dell'attenzione l'idea del fotografico, cioè di un tipo di immagine che dia non solo una rappresentazione della realtà ma la presenza stessa delle sue tracce. In questo libro l'autore riflette sulle peculiarità e possibilità estetiche della fotografia come immagine impura e precaria, che diventa arte proprio nella misura in cui assume come valore estetico la propria precarietà di traccia, di segno ambiguo e riluttante al significato, sospeso com'è tra frammento di natura e artefatto, e si riconosce solo parzialmente inquadrabile come opera di un autore, aperta alla creativa cooperazione interpretativa e all'emozione percettiva dello spettatore.