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"Da spettatore disinteressato (consapevole del mutuo farsi del mondo e della coscienza, lontano da pregiudizi concettuali e privo di abbandoni emotivi), l'autore lascia accadere davanti al lettore la mobile molteplicità delle cose, portando su tutto quell'attitudine riflessiva che vive fra le righe in un'unità tanto intima da sembrare invisibile. È lo sguardo assorto, ma sempre benevolo, a dare unitarietà all'operazione poetica che nel suo svolgersi lo conduce - se non alla quiete - verso la conciliazione: meditata accettazione dell'imperfezione dell'esistere. Atteggiamento filosofico per eccellenza in cui si può rintracciare una sorta di amor fati che, privato di ogni disegno provvidenziale di tipo stoico, dice sí alla vita e colloca la ragione nel gioco delle circostanze e nel cammino della storia. Ragione che - cosí sottratta a qualsiasi riferimento assoluto e alla rigidità di ogni dogma - può trovare il suo senso nei colori delle primavere, nel profilo dei paesaggi, nelle forme delle persone amate, nelle parole dei libri e nelle note della musica." (Dalla prefazione di Giovanna Miglio).