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Con lo scoppio della prima guerra mondiale, il presupposto su cui era nato e si era sviluppato il movimento eugenetico internazionale sembrò incrinarsi definitivamente: di fronte a tanta inaudita violenza era ancora possibile sperare in un miglioramento della "razza umana"? Anche in Italia gli eugenisti si divisero tra chi considerava il conflitto una minaccia per l'integrità fisica e psichica del corpo sociale e chi lo interpretava invece come un fattore di selezione e di progresso, in grado di favorire la parte migliore della popolazione. Questa contrapposizione contribuì a ridefinire non solo gli equilibri nel campo dell'eugenetica nazionale, ma più in generale i rapporti tra scienza e politica nella delicata fase del dopoguerra.