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"L'immensa emozione suscitata dalla notizia dell'assassinio di Khaled al-Asaad e delle circostanze che lo hanno determinato ha suscitato un'onda di universale e inorridita indignazione. Un tale concentrato di orrore richiedeva una catarsi. Maria Grazia Bajoni ha aperto questa via in un modo che mi sembra in profondo accordo con la persona stessa di Khaled. Lungi dal cedere ai facili toni del patetico, della magniloquenza, alle imprecazioni roboanti, la meditazione poetica dell'autrice ha reso a quest'uomo rimasto semplice nella sua esemplare incarnazione dell'umanità l'omaggio più bello e, al tempo stesso, più sofferto, che gli si poteva tributare. Ben oltre la comunità degli archeologi in lutto, ogni essere umano che creda nei valori della civiltà, della cultura, dell'umanità stessa, non potrà che essergliene grato. A nessuno sfuggirà che questo monologo si nutre di immense risorse di sensibilità, di profondità intellettuale, di coscienza storica, di cultura artistica e di bravura, senza dimenticare la familiarità con l'Antichità che l'autrice ha approfondito durante la sua vita di studiosa" (J.-M. Carrié).