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Alla nutrita serie quattrocentesca dei volgarizzamenti di materia favolistica appartiene anche L'"Esopo" di Francesco del Tuppo. L'opera, tramandata dalla "princeps" curata dallo stesso autore-editore, contiene il volgarizzamento della "Vita" in prosa di Rinuccio e delle "Favole" in versi di Walterius, con l'aggiunta di due componimenti forse di diverso autore. A farne uno dei prodotti più interessanti della tradizione incunabolistica quattrocentesca, contribuiscono: la sua complessa architettura tipografica, in cui si alternano testo e immagine, latino e volgare, prosa e poesia; la curiosa scelta delle fonti latine operata dall'autore, che da un lato giustappone alla "Vita" di Rinuccio la silloge favolistica walteriana anziché quella rinucciana e, dall'altro, nel volgarizzare la biografia di Esopo, sembra valersi di un testo-base più breve; il cospicuo apparato di moralizzazioni ed exempla che tien dietro alle "Favole", in cui la lingua dell'autore, non più vincolata dal dichiarato intento di realizzare una "traducio materno sermone fidelissima", acquista disinvoltura e si colora di più genuine tinte dialettali.