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Tra psicanalisi e filosofia, Derrida, Blanchot e Kafka sembrano muoversi a loro agio, mai appagati. Jacques Derrida viene riletto a partire dal suo Stati d'animo della psicanalisi: un lavoro critico intorno alla "pulsione di potere" che apre alla possibilità politica del "senz'alibi" della psicanalisi. Intrattenersi con Maurice Blanchot significa imbattersi in un "fuori" del pensiero, la cui impossibile padronanza apre a un dialogo con Hegel e Lacan, Hölderlin o Deleuze, soprattutto intorno alla questione di un'etica nella psicanalisi. Infine, "l'esigenza di Kafka", nei suoi incontri con Benjamin, Adorno, Hannah Arendt, o nella sua passione per la fotografia. Derrida, Blanchot e Kafka dunque chiamano domande, coinvolgono il lettore in ridefinizioni e ripensamenti, convocano altri autori, come se puntassero ancora ad effetti di formazione, non solo dello psicanalista o del filosofo. Con la loro passione, che è anche la nostra.