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""La Rina qui descritta era mia madre": l'explicit dell'ultima sezione del poemetto di Carla Baroni getta una luce nuova sullo sguardo del lettore, e lo spiazza. L'ultimo verso, distinto dal resto solo dal corsivo, impone una riconsiderazione dell'ottica con cui la lettura è stata guidata per le sei sezioni. Rina e la sua infanzia in un paesaggio di una dorata arcadia. Il lavoro georgico è intorno a lei e per lei ("mungon per lei le contadine il latte", Era tempo d'allodole e di merli), ma non la sfiora, nella sua infanzia spensierata, in un'atmosfera senza tempo." (Leila Corsi)