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Erica Jong racconta se stessa in un'autobiografia intellettuale che illumina i lati più segreti e sorprendenti della sua esperienza di donna, di scrittrice, di icona della libertà di espressione fisica e mentale di tutte le donne. Dai suoi modelli letterari (primo fra tutti quello di Sylvia Plath) Erica Jong passa a raccontare aneddoti gustosi e piccanti sulla sua carriera artistica in cui si è vista alle prese con faccendieri mascherati da mecenati pronti a infilarsi nel suo letto, all'alba del successo, fino a svelare gli abissi da lei incontrati nell'alcol, rischiarati solo dall'amore e dalla poesia. E senza tralasciare bordate all'infantilismo sessuale di Clinton e alla scellerata politica di Bush. Nella vena tagliente e ironica della sua prosa si riconosce l'ansia e la preoccupazione per una società che sta abbandonando il demone dell'arte a favore del dio dei media.