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"Il coraggio è cosa bella", così scrive Aristotele nel libro III dell'Etica Nicomachea e lo distingue chiaramente dalla viltà e dalla temerarietà. Il vile non ha speranze, il temerario è vanitoso; solo il coraggioso sa tenere lo sguardo fisso verso l'orizzonte desiderato, incarna la speranza, è animato dalla fiducia e agisce con la risolutezza ispirata dalla sapienza. Le domande a proposito del coraggio sono molte e prevedono risposte che ognuno può costruire sulla scorta della propria esperienza, delle tracce lasciate nell'anima da persone riconosciute come coraggiose, da trame di racconti epici o semplicemente storici. L'amore e la libertà emergono come condizioni centrali del coraggio, capaci di superare, più di ogni altra facoltà e capacità umana, le difficoltà e i limiti dell'esistenza. Nella seconda parte del volume sono proposti alcuni esercizi autobiografici e autoanalitici che possono accompagnare e rendere viva la riflessione del testo e rinnovare di luce nuova il senso della propria storia.